La Morte è arrivata sulla Terra e ha perso.

Thanos ha cercato di trasformare il pianeta in una bomba capace di distruggere l’intera Galassia, ed il mondo è arrivato ad un passo dalla fine. Solo lo sforzo congiunto degli eroi più potenti della Terra ha impedito la fine del mondo.  Quando la polvere si dirada e le lacrime per i caduti finiscono, resta solo una domanda a cui dare risposta.

Cosa fai quando arriva il giorno del giudizio ed il mondo non finisce?

 

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di Fabio Furlanetto

#11 – Il giorno dopo la fine del mondo

 

Questa storia si svolge dopo VENDICATORI 100

 

Central Park, New York City

Il parco più famoso del mondo è una zona di guerra: lo scontro tra Thanos ed i Vendicatori ha devastato la sua vegetazione, ed ora Central Park è off limits per i civili.

Nella schiera di soldati, agenti dello S.H.I.E.L.D. e di numerose agenzie governative, una donna si contraddistingue tra tutti grazie alla chioma di capelli verdi e agli occhiali da sole dello stesso colore, indossati nonostante il Sole sia appena tramontato.

Il suo nome è Abigail Brand e fino a ieri pochissime persone al mondo la conoscevano. Quando ha mandato il segnale di emergenza a tutti i governi del mondo e ai principali gruppi di super-eroi del pianeta[i], è diventata un volto noto.

I suoi occhi si posano sulla statua che un tempo era Thanos di Titano, trasmutato in un oggetto inanimato da un’arma dei Vendicatori, che ha rivoltato il suo stesso potere contro di lui. [ii]

E’ il motivo della presenza di così tante autorità, che supervisionano la squadra di tecnici che ha messo in sicurezza la statua contenendola in un campo di forza rettangolare e che si appresta a spostarlo. Abigail non è sola: al suo fianco c’è un giovane australiano che risponde al nome in codice di Manifold, e che sta sopprimendo uno sbadiglio.

-Sarebbe più semplice se riuscissi a teleportarlo – si lamenta il giovane agente.

-E’ ancora vivo lì dentro. Me lo sento nelle ossa – risponde Abigail.

-Emana ancora delle strane energie, quindi qualcosa c’è. Non dobbiamo seguirlo fino al Progetto P.E.G.A.S.U.S., vero? Sono in piedi da tipo sedici ore.

-Avrai tempo di dormire quando avremo sistemato questo disastro. Ora mi serve un passaggio per l’Eliveicolo.

-Mi hai preso per un taxi?

Anche con gli occhiali da sole, l’occhiata della Direttrice Brand è sufficientemente intimidatoria.

-Okay, okay. Devo trovarmi un altro lavoro – si lamenta Manifold, ed entrambi svaniscono.

 

L’Eliveicolo, in volo sopra New York

La Direttrice Brand sorseggia l’ennesimo caffè della giornata, osservando Nick Fury che si accende un sigaro alla luce dello schermo che mostra la mappa del pianeta.

-Credevo avessi smesso – nota la donna.

-Ricomincio ogni volta in cui il mondo arriva a un passo dalla fine, quindi credo smetterò una volta per tutte solo quando tirerò le cuoia.

-Sei troppo testardo anche per quello, Nick. Ci seppellirai tutti.

-Hmm. E’ questo il modo in cui ringrazi chi ti ha prestato una base temporanea?[iii]

-Credevo fossi tu a dovermi ringraziare, per averti salvato le chiappe un’altra volta.

I due Direttori si scambiano un’occhiata d’intesa. Chi non li conoscesse penserebbe che non si sopportano a vicenda, ma è così che a entrambi piace lavorare.

-Hai tra le mani un bel casino, Abigail.

-Lo so. Agli eroi tutti gli onori, e a noi tocca ripulire – sospira la donna, alzandosi in piedi per avvicinarsi alla mappa. Mette in evidenza centinaia di punti in tutto il mondo.

-E queste sono solo le prime stime. Scommetto quello che vuoi che troveremo altri relitti spaziali e fuggiaschi alieni per mesi a venire – nota Nick Fury, esalando una nuvola di fumo.

-Il momento peggiore perché le risorse dello S.W.O.R.D. siano ridotte all’osso. Non posso fare a meno di chiedermi, se avessimo saputo prima dell’arrivo di Thanos...

-Il preavviso che ci avete dato ha permesso al mondo di prepararsi quanto basta perché questa non diventasse un’altra Guerra dei Mondi, Abigail. Abbiamo evitato che morissero sette miliardi di persone, e questo per me è un gran bel miglioramento.

-E adesso mezzo mondo vorrà mettere le mani su tutta la tecnologia aliena che è improvvisamente a disposizione. S.H.I.E.L.D. compreso, e non cercare di negarlo.

-Sei troppo sveglia perché con te funzioni. Ma non preoccuparti, lo S.W.O.R.D. avrà tutta la nostra collaborazione .

-Se esiste ancora uno S.W.O.R.D. – commenta con un velo di tristezza la Direttrice Brand.

 

Qualche giorno dopo, nel mezzo dell’Oceano Atlantico

Izzy Dare fluttua sulle acque dell’oceano, grazie alle abilità concesse dal costume alieno di Smasher. I suoi occhiali rossi le mostrano una pletora di informazioni su ciò che sta osservando, e la maschera trasmette le sue parole sotto forma di onde radio.

-Ci siamo, ma è parecchio in profondità. Sicuro di arrivarci?

In tutta risposta, un paio di gigantesche pinze gialle appaiono dal nulla e si immergono nelle acque atlantiche. I supereroe conosciuto come Quasar si avvicina a lei, incrociando le braccia; le Bande Quantiche ai suoi polsi si sono illuminate.

-Nessun problema. A quante siamo finora? Cinquanta?

-Cinquantasette – lo corregge Smasher, osservando le pinze di energia quantica salire in superficie assieme ai rottami di una nave spaziale grande come una portaerei.

-Finiranno anche, prima o poi. Mentre cerchi la prossima io mi occupo di questa.

-Non mi hai ancora detto che cosa ne fai di tutte queste astronavi. Le butti nel Sole?

-No, mi ha chiesto di non farlo più. Ma per fortuna c’è un buco nero a qualche decina di anni-luce.

Quasar sale di quota, con una velocità imprevista per chi si sta trascinando dietro una portaerei, lasciandosi alle spalle una Smasher confusa.

-“Mi ha chiesto di non farlo”? Ma di che parlava?

-Meglio se non lo sai, Dare, Quasar bazzica ambienti strani – le risponde una voce via radio.

-Direttrice Brand. Qualche notizia dagli Shiar, spero?

-No, continuano a farsi negare. Verrebbe da pensare che salvare la loro galassia[iv] ci fosse valso qualche favore, ma sembra di no.

-O forse ce l’hanno con noi perché gli abbiamo tenuto nascosto di aver tenuto la mia super-tuta?

-Non hai tempo per i piagnistei degli Shiar, Dare. Sto per mandarti Manifold: devi verificare un altro relitto nell’Oceano Indiano.

-Sissignora. Devo aspettare il ritorno di Quasar?

-No, avvisalo solo se reputi che la nave non possa essere riutilizzata. Altrimenti, è nostra.

 

Edwards Air Force Base, Nevada

Nova rallenta al di sotto della velocità del suono e scende lentamente di quota, atterrando al centro della base. Ad attenderlo ci sono dei fucili, nonostante sia stato invitato.

-Alt! Mani bene in vista e nessun movimento brusco! – intima uno dei soldati.

-Okay capisco la sicurezza e tutto, ma primo quelle armi non vi servirebbero a un granché, secondo sono qui in missione per i Vendicatori – annuncia Nova, mostrando con estremo orgoglio la communicard che è sua di diritto in quanto membro dei Vendicatori della Costa Ovest.

-Può passare – interviene una voce femminile dall’accento francese, appartenente ad una donna in costume tricolore appena uscita da uno degli hangar.

-Abbiamo già abbastanza problemi senza che vi mettiate a giocare al far west. Monsieur Novà, sono Légion dello S.W.O.R.D. Mi segua, prego.

La donna sembra sapere il fatto suo, pensa Nova, anche se si diverte un po’ troppo per i suoi gusti a dare ordini ai soldati americani. La segue all’interno dell’hangar, che si dimostra essere soltanto una copertura per un ingresso al livello sotterraneo. L’ascensore si immerge nel sottosuolo, ad una profondità consistente considerato quanto dura il viaggio.

-Che cos’è questo posto? – chiede l’eroe.

-Un’installazione segreta che ufficialmente non esiste, temporaneamente sotto l’egida dello S.W.O.R.D. Inutile dire che non deve divulgare l’esistenza di questo luogo, Novà.

-Nova, senza l’accento. Quindi tutto questo fa parte dell’Area 51?

-Se quello che vuole veramente chiedermi è se è qui che teniamo gli alieni, Novà...

Le porte dell’ascensore si aprono, e Nova resta letteralmente a bocca aperta. La struttura è gigantesca, costruita all’interno di una caverna di cui non si vede nemmeno la fine. Dietro ad una sequenza interminabile di sbarre si può vedere un vero e proprio arcobaleno di carnagioni, dal verde al blu al viola.

-...sì, decisamente sì.

-Wow! Non avevo idea che la ciurma di Thanos fosse così numerosa!

-Questi sono solo quelli catturati su suolo americano. La stima a livello planetario è di 7500.

-E riconosco a malapena un decimo di queste razze aliene. Che ne facciamo!?

-Questo, Novà, è esattamente il motivo per cui lo S.W.O.R.D. richiede la sua collaborazione...

 

United States Maximum Security Installation for the Incarceration of Superhuman Criminals

Conosciuta come “La Volta”

Questo luogo è considerato inaccessibile, nonostante la sua funzione principale sia impedire di uscire a chi vi è stato imprigionato. E dato che la sua reputazione in tal senso non è esattamente impeccabile, alcune risorse dello S.H.I.E.L.D. e dello S.W.O.R.D. sono state dirottate qui.

Infatti oggi la Volta ospita non solo numerosi super-criminali condannati negli Stati Uniti, ma anche un centinaio di alieni considerati troppo pericolosi per essere gestiti da qualunque altro tipo di struttura.

Due Guardiani in armatura stanno perquisendo due visitatori, un uomo e una donna. Lui viene registrato come un Kree con pesanti alterazioni genetiche, mentre lei sta mandando in confusione tutti i sensori che provano ad analizzarla.

-C’è qualche problema? – chiede la donna, che indossa un costume bianco e rosso.

-Sta emettendo radiazioni di basso livello. Mi spiace ma non possiamo farla entrare.

-Sto limitando l’emissione a livelli non pericolosi per l’organismo – si difende Starlight.

-Abbiamo l’autorizzazione di interrogare la prigioniera. Se volessimo farla evadere, quanto tempo crede che quell’armatura la proteggerebbe dal fuoco atomico della mia amica? – chiede il Kree.

A sottolineare le sue parole, i sensori mostrano le radiazioni salire per una frazione di secondo prima di sparire al di sotto delle capacità di rilevamento.

-E va bene. Avete quindici minuti – risponde il Guardiano, aprendo la porta blindata che conduce alla sezione femminile del braccio d’isolamento.

Mentre i due si incamminano verso la cella che sono venuti a visitare, Starlight chiede:

-Non sei preoccupato a starmi vicino, Genis-Vell?

-Chiamami Genis e no, non lo sono. Ho perso le Nega-Bande ed i poteri di Capitan Marvel[v] ma ho ancora la Coscienza Cosmica e so che non mi vuoi fare del male.

-Non dipende sempre da me. Sono pericolosa... se non mi fossi liberata dal controllo della Presenza, sarei potuta finire in una di queste celle.

-Se Miss Marvel dice che si fida ciecamente di te, io non posso fare altro.

-Vuoi dire Capitan Marvel – lo corregge Starlight.

-Sì, hai ragione. Non mi sono ancora abituato davvero ad aver rinunciato al titolo.[vi]

-Rimpianti?

-Meno di quanto avrei creduto. Ho vissuto cercando di essere all’altezza dell’eredità di Capitan Marvel; forse è il momento di essere all’altezza di quella di Mar-Vell.

 

Inizialmente la prigioniera non sembra accorgersi dell’arrivo dei due visitatori, che si piazzano di fronte alle sbarre di adamantio secondario ricoperto da tre diversi campi di forza.

La sua pelle blu risalta ancora di più grazie alla divisa arancione da carcerata. L’unico comfort della sua cella è una branda, ma lei non la sta usando: è seduta a terra, le gambe incrociate nella posizione del loto, ed i suoi occhi sono chiusi fino a quando non sente Genis pronunciare il suo nome.

-Proxima Media Nox.

La donna apre gli occhi, ed il suo sguardo si posa sul volto carico di stelle dell’uomo che è stato Capitan Marvel. L’uomo che ha torturato per ordine di Thanos.

-La tua situazione non è delle migliori, Proxima. In qualità di braccio destro di Thanos, eri l’ufficiale più alto in grado. La gente di questo pianeta non sarà clemente con...

-Ombre – lo interrompe Proxima.

-Come?

-Non chiamarla gente. Sono soltanto ombre. Riflessi di ciò che saranno dopo la morte.

-Qualunque tentativo di interrogarla è finito così. Troppo furba per darci qualunque tipo di informazione. O troppo pazza, o entrambe le cose – spiega Starlight.

-E speri che la mia Coscienza Cosmica possa essere d’aiuto?

-Tentar non nuoce, non ti pare? Siamo completamente all’oscuro: nessuno degli altri alieni ci ha detto niente, non so perché non sanno niente o perché hanno paura di lei. All’inizio pensavamo fosse Kree, per via del colore della pelle... senza offesa... ma non appartiene a nessuna razza che conosciamo, e siamo a un punto morto.

-Posso provare – risponde Genis, fissando negli occhi Proxima.

Lei sorride.

-Sì, guarda nella mia anima nera, figlio delle stelle. Dimmi che cosa vedi.

Genis-Vell si concentra, fissando sempre più intensamente la donna, prima di lanciare un grido e di crollare a terra in preda al dolore.

-Genis! Che cosa gli hai fatto!? – chiede Starlight, il cui corpo si illumina di fuoco atomico.

Proxima Media Nox scatta in piedi ed allunga le mani verso di lei, sfondando i tre campi di forza che le separano. L’adamantio secondario si piega sotto la sua furia, ma non si spezza.

Le sue mani afferrano Starlight per il costume e la portano verso di sé, gridandole in faccia:

-Avete ucciso il mio dio e per colpa vostra la Galassia è ancora viva! Immergerò questa palla di fango in una pioggia di sangue e diffonderò la gloria di Thanos!

Starlight cerca di liberarsi dalla stretta dell’aliena, ma non è abbastanza forte. L’intensità delle sue radiazioni raggiunge un livello che incenerirebbe un essere umano, e Proxima lascia la presa.

Fa un passo indietro, allontanandosi dalle sbarre. Le sue mani sono ricoperte di ustioni di terzo grado e la punta dei suoi capelli blu è ancora a fuoco, ma Proxima non dà segni di provare dolore.

Ritorna a sedersi, incrociando le gambe nella posizione del loto, come se non fosse successo nulla.

Starlight è più preoccupata per le condizioni di Genis, che si sta rimettendo in piedi.

-Genis! Che cosa ti ha fatto? Stai bene...che cosa hai visto!?

-Nulla... ho visto il nulla. Proxima è completamente oscurata alla Coscienza Cosmica, ma quando ho provato a guardare dentro di lei... ho sentito l’eco di qualcosa. Che cos’è l’Ordine Oscuro?

A sentir pronunciare quelle due parole, Proxima sorride. E chiude gli occhi.

-Lo scoprirete. Dite a Capitan Marvel che sarà la prima a morire, per mano mia.

Prima che ci sia la possibilità di fare altre domande, una dozzina di Guardiani sono già accorsi sul posto per rispondere all’allarme inviato dalla cella.

 

Ufficio delle Nazioni Unite

Vienna, Austria

Non capita tutti i giorni di vedere Iron Man sorvolare i cieli di questa capitale europea, ma queste sono circostanze particolari. Infatti ad attenderlo sul tetto di una delle sei torri a forma di Y c’è un uomo dalle tempie ingrigite ed una benda sull’occhio.

-Sei in ritardo – lo saluta Nick Fury.

<<Sarebbe stato più semplice se ci fossimo incontrati a New York>>

-Abbiamo già troppi incubi burocratici per permetterci di avere un attacco di super-criminali, cosa che per esperienza tende a capitare quando raduni troppi boy scout in spandex nella stessa stanza.

<<Esattamente perché sei qui, Nick? La gestione delle minacce aliene non è materia da S.W.O.R.D.?>>

-L’invasione ha limitato seriamente le loro risorse; ufficialmente, ci occupiamo della sicurezza.

<<Ed ufficiosamente, vuoi influenzare i negoziati perché la tua organizzazione ne tragga vantaggio>>

-Il mondo è arrivato ad un passo dalla distruzione, Iron Man. Farò di tutto per evitare che accada ancora, e non cercare di farmi credere di non avere i miei stessi fini.

Iron Man preferisce non contestare quest’ultima osservazione.

 

Poco dopo, i due raggiungono una sala riunioni per unirsi ad un gruppo a dir poco eterogeneo. Naturalmente Iron Man riconosce Mister Fantastic e due Vendicatori, Nova e Starfox. Abigail Brand si è posizionata in mezzo a due alieni: Iron Man non riconosce la tigre umanoide che indossa un’uniforme da Nova, ma la specie rettiliforme del secondo lo mette subito in allarme.

<<Che cosa ci fa qui un Badoon?>> - chiede, attivando i sistemi d’arma.

-Drokk, Legato della Fratellanza Badoon. Ci siamo conosciuti su Moord.[vii]

<<Abbiamo aiutato i Badoon, vero. Ed in cambio avete invaso la Terra!>>

-Il governo Badoon non ha appoggiato l’invasione; abbiamo avuto... problemi dopo il colpo di stato di Kang. Un terrestre, ci tengo a precisarlo.

-Forse non è questo il momento migliore per discutere di queste cose – interviene Starfox, sorprendentemente diplomatico. E’ facile dimenticarsi che, con suo padre Mentore in coma[viii], ora è lui il sovrano di Titano.

<<Non mi piace, ma credo non abbiamo altra scelta se non collaborare>> concede Iron Man, prendendo il proprio posto al tavolo.

-Bene, ora che ci siamo tutti, questa è la situazione – prende la parola Abigail Brand, indicando l’immagine proiettata sul muro di un grafico che riassume ciò che sta descrivendo.

-Inutile a dirsi, ma la Terra non è equipaggiata per processare ed imprigionare più di settemila terroristi alieni. Di conseguenza le Nazioni Unite hanno deciso di considerarli combattenti nemici e di rispedirli a casa loro.

-E dato che la Terra è troppo primitiva per avere i mezzi per farlo, il Corpo dei Nova si occuperà del trasferimento – interviene la tigre umanoide.

-Grazie, Centurione Titus. In cambio, non sottolineeremo come le forze terrestri abbiano salvato le chiappe alla sua squadra durante l’attacco di Thanos – replica Abigail.

Titus emette un qualcosa a metà strada tra un sospiro e un ruggito, contrariato dal fatto che la femmina abbia perfettamente ragione.

-I circa tremila Badoon saranno riportati sul loro pianeta... – prosegue la Brand.

<<Senza pagare per le loro azioni? Chi ci assicura che non ci riproveranno?>>

-Sono stati accusati di alto tradimento nei confronti del Fratello Reale ed affronteranno la corte marziale. Subiranno la giusta punizione, te l’assicuro – risponde Drokk.

-I Badoon non sono noti per il rispetto dei diritti umani; chi ci garantisce che non saranno uccisi appena rimesso piede sul proprio pianeta? – obietta Mister Fantastic.

-“Diritti umani”. Il termine stesso che usate dimostra la vostra provincialità – risponde Drokk.

-Forse il Corpo dei Nova potrebbe intercedere per ottenere qualche garanzia – interviene il Nova umano, a cui risponde direttamente Titus:

-I Nova non interferiscono con le leggi dei pianeti che proteggono, recluta.

-Allora dovrebbero! Non provo simpatia per quei rettili, ma non possiamo appoggiare un’esecuzione sommaria solo perché sono soldati nemici.

-Sono d’accordo. Se i loro diritti non fossero rispettati, Titano potrebbe rompere i propri rapporti diplomatici e commerciali con l’Impero Badoon – aggiunge Starfox.

-Non è una decisione che spetta a me, ma ne discuterò con il Fratello Reale – risponde Drokk.

-In aggiunta ai tremila Badoon, abbiamo identificato un altro migliaio di prigionieri come ricercati per una serie di crimini abbastanza lunga, cosa da aspettarsi da dei pirati spaziali. Il Corpo dei Nova si occuperà della loro estradizione – continua la Direttrice Brand.

-Ed incrociando tutti i database a nostra disposizione, in aggiunta alla collaborazione di Genis-Vell, abbiamo identificato la provenienza di altri mille prigionieri. Nonostante non siano ufficialmente ricercati, ci occuperemo del loro ritorno a casa – prosegue Mister Fantastic.

-Titano fornirà i mezzi necessari per il trasferimento – offre Starfox.

-Il che ci lascia con duemila terroristi alieni di cui non sappiamo un accidente, compresa l’ufficiale più alta in grado, Proxima Media Nox. Anche volendo rimandarli a casa, non sappiamo dove sia. Ed alcuni di loro possiedono capacità superumane considerevoli – conclude la Direttrice Brand.

-Il Corpo dei Nova è disposto a gestire anche loro, ma trattandosi di un’attività che potrebbe richiedere anni, abbiamo qualcosa da chiedere in cambio. Il corpo di Thanos.

-Assolutamente no – rispondono all’unisono Brand e Fury.

<<Cosa se ne fanno i Nova di un cadavere pietrificato?>>

-Cosa se ne fanno i terrestri? – controbatte Titus.

-Thanos è una responsabilità di Titano. Il corpo di mio fratello deve tornare a casa – interviene Starfox.

-E’ troppo pericoloso: secondo le mie analisi, il corpo di Thanos emette ancora una leggera firma energetica. Deve essere studiato con cura – obietta Mister Fantastic.

-Senza offesa, dottor Richards, ma Titano dispone di mezzi per tenere sotto controllo Thanos che semplicemente non sono disponibili sulla Terra – insiste Starfox.

-Non si direbbe visti i precedenti – commenta Nova, guadagnandosi un’occhiata di risentimento.

<<Nova solleva un punto importante: Thanos è già stato trasformato in una statua in passato[ix], e nonostante fosse su Titano questo non gli ha impedito di tornare>>

-Un motivo in più per affidarlo ai Nova – insiste Titus.

-Fino a quando non avrò la più assoluta certezza che Thanos non è più una minaccia, quella statua non si muoverà di un centimetro – gli risponde la Direttrice Brand.

-L’Impero Badoon appoggia questa soluzione – aggiunge Drokk.

<<Perché ho il sospetto che non sia per motivi altruistici?>>

-E’ molto semplice, umano. Se Thanos è veramente morto, quella è solo una statua inutile e non abbiamo obiezioni che resti sulla Terra. Se invece fosse ancora vivo... se Thanos ritornasse, preferirei fosse il più lontano possibile da casa mia.

 

Un’installazione segreta negli Stati Uniti

Situata al di sotto di un enorme magazzino governativo più carico di segreti di una teoria della cospirazione, c’è una prigione  costata una vera e propria fortuna. Un cubo con ogni lato di due metri, con pareti e porta blindata spessi cinque centimetri di adamantio: assolutamente, completamente indistruttibile. Una bomba atomica non la scalfirebbe nemmeno.

Da un cerchio di luce fuoriesce un uomo, che si ferma a mezz’aria prima di far scattare i sensori di movimento del pavimento grazie ad una cintura anti-gravitazionale. La sua divisa gialla nasconde tutti i suoi segni vitali, rendendolo invisibile alla dozzina di sistemi di sicurezza che monitorano costantemente questa incredibile prigione.

Avvicina i suoi strumenti alla serratura, pronto a mettere a segno il colpo del secolo, prima che qualcuno attiri la sua attenzione appoggiando il dito sulla sua spalla.

-Non credo dovresti essere qui.

La risposta dell’intruso è rapida: estrae una pistola disintegratrice e fa fuoco a distanza zero direttamente in faccia all’uomo che si trova davanti.

Il colpo rimbalza sulla pelle di Hyperion, per poi proseguire imperterrito facendosi strada per tutti i livelli sotterranei e per il letto roccioso sotto cui si trovano, fino a scomparire nella stratosfera.

Prima che il ladro possa capire cosa è successo, la pistola è in mano ad Hyperion; o meglio, i suoi resti sbriciolati sono in mano ad Hyperion.

-Non provare a teleportarti, ho disabilitato quel congegno con la mia vista atomica. Ora la scelta più saggia, ragazzo, sarebbe di arrendersi.

In tutta risposta, il ladro sgancia una granata dalla cintura; Hyperion non è minimamente preoccupato dalla possibilità di farsi del male, e quindi non si prepara. La granata non esplode a contatto con la sua pelle, ma rilascia una nuvola di energia nera che avvolge il suo corpo: con sua enorme sorpresa, Hyperion si ritrova così debole da non poter nemmeno reggersi in piedi.

Il ladro lo colpisce con un calcio in faccia e corre verso l’uscita, che trova ostruita da una donna in costume rosso e blu con una chioma bionda che fuoriesce dalla maschera.

-Fammi indovinare: A.I.M, giusto? Siete gli unici che credono di stare bene vestiti di giallo.

Il ladro prosegue la sua corsa, questa volta estraendo dall’uniforme un bastone elettrificato; Capitan Marvel lo afferra senza farsi nulla e lo spezza senza problemi. Afferra l’uomo per la collottola e lo solleva da terra, fluttuando a pochi centimetri dal suolo, e gli strappa l’elmetto giallo.

-Mi piacerebbe dire “Sapevo che eri tu”, ma non ti ho mai visto in vita mia – ammette.

-Non potete tenere qui quella statua per sempre. L’A.I.M. troverà un modo per impossessarsene.

-Come fate a sapere della statua e cosa volete farci?

-Non spetta a me deciderlo – risponde il ladro, estraendo un coltello e preparandosi a tagliare la gola a Capitan Marvel. Non fa in tempo, perché a lei basta colpirlo in fronte con un movimento dell’indice per ottenere un knock out istantaneo.

-Avresti dovuto lasciar fare a me – la critica Hyperion, che si sta avvicinando con passi incerti.

-Sì, vedo che sei in forma. Che ti è successo?

-Una specie di energia oscura, ha esaurito le mie scorte di energia solare. Un paio di minuti all’esterno e tornerò a pieno regime; ci penso io a portarlo alle autorità.

-Avrai bisogno di un po’ più di tempo, Hyperion, lascia fare a me.

-Siamo in una località remota, Capitano. Una donna nelle tue condizioni non dovrebbe sforzarsi.

-Come sarebbe a dire!?

-Nessun induttore di immagini può ingannare la mia hyper-vista. La Direttrice Brand lo sa?

-Non sono affari tuoi, Hyperion.

-Invece credo che lo siano. Lo S.W.O.R.D. è a corto di risorse, non possiamo permetterci anelli deboli.

-Questo “anello debole” ti ha appena salvato quelle chiappe ipertrofiche, se non l’hai notato. Ora devo occuparmi di questo idiota, ma non abbiamo finito questa conversazione – risponde Capitan Marvel, allontanandosi con il corpo privo di sensi dell’infiltrato A.I.M.

 

L’Eliveicolo, in volo sopra New York

La vista dalla pista d’atterraggio è a dir poco mozzafiato, per un terrestre. Per un Centurione Nova è completamente priva d’interesse, e Titus sembra ignorarla mentre discute con Nova.

-Sono molto deluso, Centurione Rider. Le tue azioni durante la Battaglia di Thanos entreranno nella leggenda, ma la tua fedeltà al Corpo dei Nova è discutibile.

-Chiamami Nova, per favore, la mia identità è ancora segreta.

-Ti vergogni forse del tuo rango, per poterti nascondere tra i civili che proteggi?

-No, credo ancora nei principi del Corpo e sono fiero di farne parte tanto quanto sono fiero di essere un Vendicatore. Ma non sono un soldato e non seguirò ciecamente i vostri ordini.

-L’arroganza dei terrestri li ha serviti bene durante questa crisi. Prego che non si dimostri la causa della loro caduta – conclude Titus, sollevandosi in aria e schizzando oltre l’orizzonte.

Nova resta a guardarlo allontanarsi, mentre Abigail Brand si avvicina a lui.

-Nostalgia dello spazio? – gli chiede.

-Soltanto tutti i giorni, ma il mio posto è qui ora. E lei, Direttrice?

-Un po’. Ma non mi preoccupo, costruiremo un’altra stazione spaziale. O ne ruberemo una. Sei stato un alleato indispensabile, Nova; non ho una grande opinione dei super-eroi, ma devo dire che anche se sei un testardo immaturo ed impulsivo hai del potenziale interessante.

-Grazie... credo. Ora, se non le dispiace, devo sorvolare tutti gli Stati Uniti per poter tornare a casa, quindi è meglio che parta.

Nova alza in volo, e tenendo fede al proprio soprannome di Razzo Umano è oltre l’orizzonte in un batter d’occhio. Si muove così rapidamente da non vedere Capitan Marvel seguire il percorso opposto; lei si guarda alle spalle, mentre atterra di fronte alla Direttrice Brand.

-Era Nova quello?

-Danvers. Si può sapere che cosa diamine ci fai qui?

-Credo abbiamo una falla: l’A.I.M. ha cercato di rubare la statua di Thanos. Dobbiamo...

-Nel mio ufficio, subito – la redarguisce la donna dai capelli verdi.

 

Comando Provvisorio dello S.W.O.R.D.

Capitan Marvel si guarda attorno: è certo una caduta di stile rispetto ad una stazione spaziale. L’ufficio è decisamente vissuto, odora di sigaro e le pareti sono ricoperte di foto risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Non potrebbe gridare più “Nick Fury” neanche se volesse.

-Spegni quell’affare – ordina la Direttrice, riportando Capitan Marvel alla realtà.

-Che cosa?

-L’induttore di immagini. Puoi spegnerlo, tanto so tutto quanto.

-Anche lei? E’ stato Hyperion o...

-Danvers, sono una delle due spie più alte in grado dell’intero pianeta. Pensi che non mi accorga che il mio secondo in comando è incinta di sei mesi?

Capitan Marvel cerca di contenere la propria sorpresa, mentre disattiva l’induttore e contemporaneamente rimpiazza la propria uniforme con abiti civili. E lascia il suo posto ad una Carol Danvers visibilmente incinta.

-Sono soltanto tre mesi. Le gravidanze Kree sono più veloci, ed il mio DNA è mezzo Kree.

-Ed hai pensato che fosse una buona idea rischiare la vita nel tuo stato?

-Ho pensato che fermare Thanos fosse troppo importante. Ed ho pensato che non fosse il caso che si sapesse che sia Carol Danvers e Miss... Capitan Marvel sono incinte.

-Credevo non fossi particolarmente legata alla tua identità segreta, Danvers.

-Le cose cambiano – risponde Carol, accarezzandosi la pancia per sottolineare il punto.

-Lo vedo. Sei esclusa dal combattimento fino a data da destinarsi.

-Che cosa!? Sono perfettamente in grado di continuare a lavorare! Ho fermato Thanos!!!

-Preferirei lasciarti a casa, ma siamo troppo a corto di risorse perché possa permettermelo. Quindi continuerai a guidare la divisione super-umana dello S.W.O.R.D., ma non ho intenzione di schierarti sul campo per tutto il tempo necessario.

-Suppongo di non avere molta scelta, se è un ordine diretto.

-Infatti. Le gravidanze inter-specie possono portare a molte complicazioni: credimi, Danvers, io ne so qualcosa. Ed al momento non posso permettermi una distrazione simile.

Carol è spiazzata: la Brand non parla mai delle proprie ascendenze aliene, quindi la cosa deve averla colpita a livello personale.

-D’accordo. C’è altro, Direttrice Brand?

-Solo una cosa. Congratulazioni – risponde la donna dai capelli verdi, allungando una mano per farsela stringere... e ricevendo soltanto un gelido:

-Avrà il mio rapporto sull’arresto dell’agente A.I.M. entro la mattina.

Carol Danvers si ritrasforma in Capitan Marvel, ed esce dalla stanza con il passo distintivo di una donna infuriata. Nick Fury non prova a fermarla, entrando nell’ufficio di Abigail senza bussare.

-Brutta giornata?

-Quando mai non lo è, di questi tempi. Ma il mondo è ancora intero, quindi per me è un successo.

-Hai davvero un talento per farti odiare dai tuoi sottoposti, Abby, ma ottieni sempre risultati.

-Che succederà adesso, Nick? Avevamo già dei problemi di budget e personale prima; nessun governo pagherà il conto per un’altra stazione spaziale, non con duemila terroristi alieni da gestire.

-Non fingere di non aver messo da parte abbastanza fondi neri da usare in caso di emergenza.

-Non ci provo neanche – risponde la donna, estraendo da un cassetto della scrivania un paio di bicchieri e due bottiglie: una di whiskey ed una di liquido blu.

-Non provare a rifilarmi un’altra volta quella roba, sa di alcool etilico e gasolina.

-Devo ammettere che non c’è molta gente che può resistere al brandy kroniano senza finire in coma.

-Siamo entrambi in piedi quando dovremmo essere morti stecchiti con la vita che facciamo. Un po’ come la Terra, no?

I due Direttori si posizionano di fronte alla finestra che dà sul tramonto.

-Alla prossima fine del mondo – brinda Abigail Brand.

 

FINE

 

Carol Danvers tornerà su Capitan Marvel MIT (vol.2)

 

 

NOTE

Finale davvero inusuale per la serie, portando a termine le trame dell’epico Vendicatori MIT #100.

Su quelle pagine abbiamo visto la distruzione della base spaziale S.W.O.R.D. ed cambiamento storico per Carol Danvers, che ha pienamente accettato l’eredità ed il nome in codice di Capitan Marvel. Ritroveremo Carol nella nuova serie a lei dedicata, dove naturalmente non mancherà la presenza dello S.W.O.R.D. E chissà che qualcuno non sia intenzionato a proseguire questa serie, così come ha fatto Marco Esposito nel suo purtroppo breve ciclo di storie.

 

 



[i] Su Vendicatori MIT #99

[ii] Su Vendicatori MIT #100

[iii] la base spaziale S.W.O.R.D. è stata distrutta su Vendicatori 100

[iv] su S.W.O.R.D. numero 5

[v] Sempre su Vendicatori MIT #100

[vi] Guarda un po’, sempre su Vendicatori MIT #100

[vii] Indovinate su quale numero di Vendicatori MIT? Sbagliato, su Vendicatori MIT 94-95

[viii] Vendicatori Costa Ovest MIT 28/30

[ix] Alla fine del classico scontro di Thanos con Warlock che ha portato alla sua prima morte